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Palazzo della Farnesina

Palazzo della Farnesina
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L’edificio che ospita il Ministero degli Affari Esteri fu progettato dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, e deve il suo nome agli antichi e preesistenti possedimenti della famiglia Farnese nell’area che lo ospita.

Il primo bando di concorso

Originariamente pensato come Casa Littoria, cioè come sede del Partito Nazionale Fascista, l’edificio sarebbe dovuto sorgere sull’allora via dell’Impero, oggi dei Fori imperiali. Il primo bando di concorso, pubblicato il 27 dicembre 1933, costituì un importante passaggio del dibattito architettonico e urbanistico del Paese, sospeso fra istanze di apertura alle nuove ricerche internazionali e la necessità del regime di disporre di un’architettura aulica di Stato, rappresentativa del partito e ispirata alla tradizione italiana e alla romanità imperiale.
Nonostante il successo riscontrato dal concorso di primo grado, testimoniato dalla presentazione di più di cento progetti, numerose critiche apparvero su riviste specializzate circa la scelta dell’area a ridosso del Colosseo, ritenuta portatrice di valori storici non compatibili urbanisticamente con l’edificio che vi sarebbe dovuto sorgere.

Il progetto definitivo

Individuato nel 1937 il sito definitivo nell’area del Foro Mussolini, oggi Foro Italico, nello stesso anno venne reso pubblico il verdetto della commissione giudicatrice, di cui era segretario Marcello Piacentini, che premiò il progetto di Del Debbio, Foschini e Morpurgo come opera “felice, altamente degna dell’ora presente”. Piacentini lodò in modo particolare l’assenza di movimenti arbitrari di masse e di contrasti inutili di rapporti, in favore di un ritorno “alla severa e sana elementarità delle superfici”, senza concedere spazio alla decorazione ma puntando “sulla espressività di un’idea sola, logica ed essenziale”.
Si tratta di un edificio di significativa imponenza, che si sviluppa su una lunghezza di 169 metri, un’altezza di 51 e una profondità di 132, intorno ad una larga corte centrale e due più piccole laterali, per un volume complessivo di 720.000 metri cubi e 6,5 chilometri di corridoi.
Nel 1940, mentre il cantiere era in piena attività, l’edificio cambiò destinazione d’uso: spostato a sud l’asse di espansione della città moderna attraverso il progetto dell’E42, oggi EUR, il Palazzo della Farnesina venne destinato ad accogliere gli uffici del Ministero degli Affari Esteri, fino al 1922 ospitato nel Palazzo della Consulta e successivamente presso Palazzo Chigi.
Al momento dell’interruzione dei lavori causata dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nell’estate del 1943, l’edificio era strutturalmente completato, così come il suo rivestimento esterno. Alla ripresa del cantiere, furono gli stessi progettisti a seguire i lavori di adattamento dell’edificio alla nuova sede, fino all’insediamento ufficiale del Ministero degli Affari Esteri nel 1959.

La fine del cantiere e la campagna decorativa degli anni Cinquanta e Sessanta

Il carattere monumentale dei volumi esterni trovò puntuale riscontro nelle ampie quadrature degli interni, per i quali, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, fu commissionato un importante apparato artistico e decorativo.
In particolare, risalgono agli anni Cinquanta i controsoffitti realizzati da Alberto Bevilacqua (Sala dei Mosaici), Pietro Cascella (Sala delle Conferenze Internazionali), Francesco Coccia (Anticamera degli Ambasciatori), Giorgio Quaroni (Studio del Ministro), Amerigo Tot (Sala della Vittoria) e i grandi lampadari in vetro Venini di Venezia su disegno di Enrico Del Debbio a partire da un modulo progettato da Carlo Scarpa.
In occasione di due concorsi nazionali, banditi dal Ministero dei Lavori Pubblici e pubblicati nel 1965 e 1968 sulla Gazzetta Ufficiale, furono eseguiti invece i blocchi murari della rampa d’accesso (Pietro Cascella), i gruppi scultorei sui fondali degli atrii (Osvaldo Calò e Pietro Consagra), il rivestimento in travertino della fontana nel Cortile d’Onore (Pietro Consagra), i mosaici del salone omonimo (Luigi Montanarini e Toti Scialoja), i tre arazzi per i saloni del primo piano (Gastone Novelli, Sergio Selva e Antonio Scordia), la sfera sul piazzale (Arnaldo Pomodoro), nonché opere pittoriche e scultoree destinate ad altri ambienti del Ministero.
La monumentalità dell’edificio si è inoltre rivelata un contenitore ideale per ospitare una raccolta di opere d’arte: nel 2001 venne infatti formalizzato il carattere istituzionale della sua collezione, la Collezione Farnesina d’arte contemporanea.

 

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