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"Il Corpo" della Collezione Farnesina
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“Il Corpo” della Collezione Farnesina

«Self-portrait as a snail with pangolin hair cut» (2020) di Marta Roberti

Nel numero di gennaio, «Il Giornale dell’Arte» – storica rivista italiana legata al mondo dell’arte e della cultura – dedica alla Collezione Farnesina uno dei cinque capitoli tematici a firma di noti storici e storiche dell’arte, che offrono un racconto inedito sulla raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nel focus “Il Corpo”, disponibile anche online, Angela Vettese,  docente e direttrice del corso di laurea magistrale di arti visive e moda alla Iuav a Venezia, storica dell’arte, critica e curatrice,  analizza le opere di Vanessa Beecroft, Elena Bellantoni, Lisetta Carmi, Sandro Chia, Luigi Ontani, Marta Roberti. 

Per comprendere il valore delle acquisizioni della Farnesina nell’ambito della relazione arte-corpo occorre sondare un lungo retroterra storico artistico in cui si è, nei decenni, messo a fuoco il nostro rapporto con l’aspetto fisico della vita: per nulla scontato, anzi oggetto di mutamenti senza precedenti nella storia umana, non poteva che essere uno dei temi su cui l’intuito rapido degli artisti visivi hanno appuntato la propria attenzione. Ciò è avvenuto peraltro per tappe, seguendo l’emergere progressivo di urgenze diverse: se all’inizio del dopoguerra si sentì l’urgenza di uscire da gabbie etiche non più funzionali, in seguito ci si è dovuti interfacciare anche con altri temi: la morale sessuale, l’intervento della tecnologia, il permanere di un culto classico del corpo muscolare e prestante proprio mentre, per contro, la società quantomeno occidentale è andata accogliendo senza più nasconderli i corpi mutilati dei reduci del Vietnam, i corpi focomelici dei figli del Talidomide, i corpi differenti di chi è vittima di malattie croniche e ha diritto a essere inserito comunque nella compagine sociale.

Le opere prestate alla Farnesina riguardano artisti di generazioni differenti e non potremmo capirne il senso, né considerarle come un insieme composito ma coerente, se non dopo avere tracciato un quadro generale e internazionale anche sapendo che, in quanto tale, non può che essere sintetico e dunque carente. Nonostante la lunga vicenda che racconta il nuovo senso del sé e del suo involucro carnale, però, tutto si può pensare tranne che si tratti di una faccenda invecchiata o inattuale: siamo probabilmente solo alle premesse di ciò che ci aspetta, dalla fecondazione on demand al prolungamento della vita oltre i cent’anni, dalla cura di malattie genetiche all’invasione, d’altro canto, di epidemie subentranti….

Scarica qui l’articolo completo 4. CORPO – Giornale dell’arte

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